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I segreti della Vercelli medievale
La mostra prende spunto dalle impareggiabili presentazioni del Professor Alessandro Barbero, eminente storico medievista e Docente dell’Università del Piemonte Orientale, volte ad illustrare le pregevoli opere artistiche e gli autorevoli documenti che ben ci fanno comprendere la straordinaria importanza di Vercelli nel Medioevo. Dalle accademiche precisissime descrizioni, ricche di fascino e di pathos, si sviluppano e si condensano indicazioni utili a concepire un percorso espositivo declinato lungo aspetti definiti in un ambito archivistico di pergamene e codici, tutti beni culturali preservati negli scrigni più prestigiosi della città: l’Archivio e la Biblioteca del Comune di Vercelli, l’Archivio Storico Diocesano, la Biblioteca diocesana Agnesiana, la Fondazione Museo del Tesoro del Duomo, il Museo Leone e l’Archivio di Stato. Alcuni documenti, tra gli innumerevoli conservati a Vercelli, sono quindi offerti in mostra al servizio ed alla curiosità del visitatore. Alcune presentazioni sono inedite, mentre altre sono già state apprezzate in molte importanti mostre in diverse parti del mondo. Il tutto viene esposto al fine di rendere in modo sintetico, e non certamente esaustivo, quale fu il mondo della scrittura e del pensiero medievale, in particolare dal punto di vista ecclesiastico, in città e nel territorio. Che la storia si concretizzi attraverso i documenti è questione nota, ma attraverso quali documenti? La mostra intende presentare una pluralità di voci: non solo i documenti e i codici più noti, quindi, ma anche le testimonianze apparentemente più modeste, e non per questo meno importanti, rappresentano concretamente la comunicazione e la vita di quei tempi. Il visitatore incontra pertanto una cronologia di eventi uniti anche da indirizzi tematici. Finanche l’allestimento della mostra, come del resto l’architettura degli spazi, aiuta a distinguere i periodi e gli accadimenti. Nell’esposizione viene principalmente preso in considerazione il periodo cronologico che muove dal IX al XIV secolo: un tempo ampio, particolarmente intenso e incredibilmente florido per Vercelli. Seguendo le vicende della Diocesi e del Comune, oltre che dell’Università e delle grandi famiglie aristocratiche urbane, si riescono a percepire in modo inedito l’organizzazione del potere, le forme della vita quotidiana, le ideologie politiche e religiose e gli sviluppi della cultura. A Vercelli si realizzano le grandi opere architettoniche dell’età di mezzo, impossibile non menzionare l’Abbazia di Sant’Andrea (1219-1227), ma anche le chiese a impianto medievale del centro storico come San Bernardo, San Paolo, San Francesco, la Cattedrale (ancora presente l’impianto dell’antico campanile) e i grandi tesori custoditi nelle biblioteche e negli archivi della città. Testimonianze che ci raccontano personaggi, eventi, situazioni, necessità, difficoltà. Parole che sprigionano l’essenza dell’umanità e ci emozionano per l’indelebile ricordo che producono alla loro vista. Certamente, tra i grandi protagonisti della Vercelli immediatamente pre-medievale, non è possibile non ricordare la missione pastorale di Sant’Eusebio (IV secolo) che, grazie alla predicazione diffusa lungo il territorio che oggi conosciamo come Piemonte, rese la città e la Diocesi imponenti e colme di grazia evangelica, tanto da lasciare importanti segni anche nei secoli successivi, quelli che abbiamo preso appunto in considerazione. Non sarà inutile ricordare che ricorrono, in questo periodo, anche i 1650 anni dalla morte del Santo, ed è parso gradito non trascurare questo importante aspetto.
La proposta non si limita alla scelta dei vari tipi di documenti per rintracciare le informazioni e i problemi. Un documento non riferisce solo il suo contenuto in modo oggettivo e non è facile renderlo identificabile. Occorre esaminarlo da diversi punti di vista: quello storico, archivistico, spirituale, sociale, estetico, diplomatistico Nella mostra, quindi, non si pretende di ricostruire dettagliatamente i fatti del tempo, ma di sottolineare le attività, i problemi, le consuetudini del tempo e renderli noti. Gli archivi della città si rivelano così senza timori con uno spirito di servizio alla Chiesa e alle amministrazioni civili. Si disvela un ambito culturale come riferimento al nostro passato. Un incontro rivolto ad un vasto pubblico per comprendere l’importanza dell’approccio rispettoso ai documenti sfogliando registri, sciogliendo lacci e fermagli chiusi spesso da molto tempo, apprezzando la conservazione della documentazione archivistica, memoria storica e corrente dei fatti. Immaginiamo una sorta di “scatola nera” che viene consapevolmente aperta per illustrare, ma anche per focalizzare, le relazioni tra il mondo degli archivi e delle biblioteche con la complessa realtà sociale in cui viviamo. Attraverso l’allestimento della mostra, i beni esposti devono poter esprimere anche nuovi linguaggi, impulsi emotivi, giustificazioni rivolte ad un approccio diverso, in una visione temporanea (in prossimità di dove sono custoditi e celati questi tesori), senza rinunciare alla scientificità dei documenti. Ma quali segreti e quali informazioni sono celati nelle parole e nei simboli? Per iniziare in modo stravagante è stato utile concedersi una prima licenza. Per rievocare il Medioevo è necessario provocare determinate sensazioni. La percezione della Vercelli di quel periodo è possibile grazie a una stupenda incisione settecentesca che ci aiuta a comprendere la città turrita. Quanto svettava e si ergeva era certamente segno di grande potere e attenzione verso l’attività politica, ecclesiastica, commerciale del tempo. Alessandro Barbero, prima di immergersi nel tempo e nello spazio, ci narra quindi essenzialmente di una città medievale.
Viene riposta particolare attenzione al periodo ottoniano, quello degli imperatori del Sacro Romano Impero originari della Sassonia, che governarono dalla fine del X secolo all’inizio dell’XI prendendo il nome da Ottone I, detto il Grande (912-973), acclamato imperatore nel 955 e “Capo del mondo”: ricevette la corona imperiale anche da papa Giovanni XII, nel 962. L’area germanica ottoniana, cuore effettivo dell’Impero, conserverà il governo di tutto l’Occidente influenzando anche, ed in modo significativo, la realtà della Chiesa attraverso il Privilegium Othonis. Importante si rivelerà anche la politica culturale sviluppata nell’area milanese, pavese e vercellese. Tra le figure di spicco della politica imperiale del tempo, emerge il Vescovo Leone di Vercelli, ecclesiastico seguace di Ottone III; Leone (nativo di Hildesheim), Arcidiacono nel 998 e Referente dell'imperatore a Roma, fu nominato Vescovo di Vercelli intorno al 998/999 proprio dal sovrano. Intensa fu per il presule l’attività politica che lo vide, fra l’altro, sostenitore di Enrico II e di Corrado II, e attenta fu la sua opera quale referente strategico nei rapporti tra il papa e l'imperatore. Al periodo sono legati alcuni diplomi imperiali, svelati dall’Archivio Storico della Diocesi e dall’Archivio Capitolare, che ci indicano il Vescovo Leone come riferimento primario di alcune concessioni di Ottone III in favore della Chiesa di Vercelli. E splendidamente, dalle testimonianze scritte, emergono le attività e le vicissitudini di quel tempo (relativamente ad alcuni diplomi ed alle conseguenti copie è ancora aperto un confronto circa i periodi di trascrizione e l’eventuale autenticità di alcune informazioni). Nel X secolo giunge a Vercelli anche il codice CLXV, un compendio di diritto ecclesiastico altomedievale risalente al secondo quarto del IX secolo, legato addirittura ad una citazione di Ottone I datata 951. Di tale periodo si espone anche un diploma contenente una donazione del Vescovo Attone (episcopato 924-960) ai Canonici di Santa Maria e Sant’Eusebio di Vercelli. In questo contesto temporale è inserito in mostra anche il notissimo Vercelli Book, custodito presso il Museo del Tesoro del Duomo: manoscritto membranaceo redatto in uno Scriptorium del sud-est inglese verso la fine del X secolo. La lingua in cui è vergata l’opera è l’anglosassone. Il volume contiene ventitré omelie in prosa concernenti importanti solennità della Chiesa e sei componimenti poetici. La sua importanza letteraria e storica risiede nel fatto che, insieme ad altri tre codici coevi conservati nel Regno Unito, contiene una buona parte della produzione poetica in antico inglese. Infatti, ben undici delle ventitré omelie sono attestate unicamente nel Vercelli Book e costituiscono, pertanto, un documento linguistico e culturale preziosissimo. Il suo arrivo a Vercelli è attestabile presumibilmente tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo. L’esposizione è accompagnata da un video contenente la narrazione di Alessandro Barbero. Il diploma del 1030, invece, ci informa circa la conferma da parte di Corrado II alla Chiesa di Vercelli di tutti i diritti e i possedimenti; l’originale, di proprietà del Museo Leone, registra quindi un interessante percorso della vita ecclesiastica, amministrativa e politica della città: è esposto in copia estesa anche il documento proveniente dall’Archivio di Stato di Vercelli e dal Fondo Vescovile dell’Archivio Storico dell’Arcidiocesi.
Con la fine delle grandi invasioni si rinvigorisce la stabilità dei territori e delle città, ed anche il mondo culturale trae beneficio da questa situazione: a Bologna abbiamo la fondazione della prima Università (1088). Per molti borghi del nord e del centro Italia avviene così il distacco dal mondo feudale: resesi indipendenti dal potere imperiale, diverse città si costituiranno in Liberi Comuni. Nel XII secolo sarà Federico Barbarossa che, con l’incoronazione del 1152 alla guida del Sacro Romano Impero, tenterà una difficile e controversa restaurazione, anche a livello locale, contro le libertà comunali. La Battaglia di Legnano (1176) segnerà la sconfitta del Barbarossa nei confronti della neocostituita Lega Lombarda e condurrà alla successiva “Pace di Costanza”, siglata nel 1183 mediante un accordo tra l’imperatore ed i rappresentanti dei Comuni alleati. Anche Vercelli parteciperà a questo importante avvenimento: in mostra, per l’appunto, viene presentata una copia di quel celebre trattato di pace le cui caratteristiche sono state sintetizzate da Alessandro Barbero. Il XII secolo ci racconta, inoltre, di un fondamentale accordo tra Vercelli e il Monferrato (1170). Anche la pergamena “1” del Fondo Sant’ Andrea testimonia, attraverso la donazione della chiesa di Santa Maria di Planca, come l’Ospedale vercellese fosse già affidato alla congregazione dei Canonici regolari mortariensi. Verso la fine del XII secolo, poi, la Chiesa locale conosce nuova linfa e splendore per opera del Vescovo Alberto (episcopato 1185-1205): ne è testimonianza la produzione di importanti manoscritti ad uso del clero e della Scuola Eusebiana, da poco istituita dallo stesso presule. La mostra ci offre ancora il sublime Evangelistario festivo (1185-1191) custodito nella Biblioteca Capitolare, noto anche come Codice C, realizzato nello scriptorium eusebiano e composto di 53 fogli riccamente miniati. In mostra anche il diploma del 1191 che conferma, tra il Vescovo Alberto ed Enrico VI, gli accordi già siglati con Corrado III e Federico I: si determinano così le linee politiche della Chiesa locale (riconfermate poi da successivi diplomi imperiali del 1220 e 1238, non in mostra). La Biblioteca Diocesana custodisce molte pergamene (circa 400 datate a partire dal XII secolo) di cui alcuni esemplari sono presenti in mostra. Si tratta di documenti riconducibili alle attività delle chiese e delle famiglie più importanti della città: come le pergamene del Fondo San Donato, di cui si espongono due esemplari originali del 1182 e del 1205 che raccontano rispettivamente di una compravendita dei Canonici di Sant’Eusebio e di un interessante lascito testamentario dell’Arcidiacono Guala (da non confondere con il coevo Guala Bicchieri).
Con il XIII secolo prosegue la rinascita intellettuale dei Comuni. Nel mondo culturale, anche sullo sfondo delle rivalità tra guelfi e ghibellini, si va costituendo un primo abbozzo di pensiero “nazionale” legato alla non accettazione delle ingerenze tedesche a favore, invece, della romanità. Dopo la prima metà del XIII secolo, la nascita delle Signorie conduce ad un’ulteriore evoluzione istituzionale in molti Comuni dell'Italia centro-settentrionale. Nuovi poteri vengono così conferiti ad importanti nuclei familiari, spesso a carattere vitalizio, anche tramite cariche podestarili. Le nuove condizioni portano ad un governo della città stabile e forte contrastando, in questo modo, i numerosi conflitti politici e sociali interni. L’imperatore legittima le nuove dinastie signorili concedendo loro anche il titolo ducale. Le istituzioni comunali rimangono comunque funzionanti, anche se spesso con potere decisionale limitato. A Vercelli la prima metà del XIII secolo è segnata da straordinari avvenimenti. E’ il florido periodo del Cardinale Guala Bicchieri. Grazie al suo noto ruolo politico ed ecclesiastico internazionale, soprattutto a seguito delle sue legazioni in Francia ed Inghilterra, prendono vita le grandi opere della città: l’Abbazia di Sant’Andrea e l’antico Ospedale di Vercelli (noto oggi come il Dugentesco). La mostra vuole anche proseguire nella esposizione di documenti legati alla figura di Guala e di Tommaso Gallo, primo Abate di Sant’Andrea, tralasciando tuttavia alcune importanti attestazioni, giacché l’argomento è già stato ampiamente trattato lo scorso anno con la mostra: “La Magna Charta: Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento”, a cura del sottoscritto e di Saverio Lomartire, che ha coordinato con Giovanni Ferraris il conseguente Convegno internazionale. Il Comune di quel tempo, invece, si distingue per le attività civili. I Biscioni (riproduzione del XIV sec), tre volumi in mostra in ARCA, contengono una trascrizione che testimonia la presenza fra Duecento e Trecento di un insediamento universitario a Vercelli. In particolare si trascrive di un patto stipulato a Padova nel 1228 tra gli inviati del Comune di Vercelli e i rappresentanti dell’Università di Padova (Carta Studii). Il documento quindi non istituisce lo Studio, bensì sancisce una convenzione enunciando norme sull’accoglienza degli studenti, scelta e salari dei docenti, garanzie di pace e giustizia, attività divulgative in Italia per far conoscere la Scuola. I Biscioni beneficiano di un commento di Alessandro Barbero.
Del medesimo periodo, legati alla Scuola parigina ed alle attività connesse a Guala, ma anche lievemente successivi, sono esposti i manoscritti miniati custoditi presso la Biblioteca Diocesana Agnesiana e la Fondazione Museo del Tesoro del Duomo. In mostra si ripropone, infatti, il codice Bibliorum Concordantiae. La Scuola parigina è l’elemento caratterizzante la natura del codice, attribuibile all’Abate Tommaso Gallo (XIII sec) ed abbinato alla rarissima cinquecentina conosciuta come “Dionigi”, del 1536 (opera mai esposta), contenente la pubblicazione di alcune opere dell’Abate legate a Dionigi, lo pseudo Areopagita. Gli altri successivi manoscritti costituiscono una novità espositiva assoluta: il Salterio (1230-1235 circa) ricco di preziose miniature ed il codice De proprietatibus rerum (contenente l’opera di Bartolomeo di Glanville, un francescano inglese del secolo XIII). Dell’Archivio Capitolare è presente anche un significativo Breviario iemale (XIII sec, CLXX) prodotto in uno scriptorium della Francia Settentrionale. Il suo arrivo a Vercelli è riconducibile alla figura di Giacomo de Carnario, Vescovo di Vercelli (episcopato 1236-1241) nonché funzionario della delegazione di Guala Bicchieri in Inghilterra nel periodo 1216-18, durante la lotta tra Luigi VIII di Francia e le forze fedeli ad Enrico III. La figura di papa Gregorio IX (pontificato 1227-41), giunta dopo Innocenzo III (1198-1216) e Onorio III (1216-27), risulta determinante per comprendere le nuove tensioni che coinvolsero Federico II (1194-1250) e l’Impero. A seguito delle scomuniche del 1227 (con il conseguente avvio della Crociata) e del 1239, dopo la ripresa del potere di Federico II sulle città ribelli appartenenti alla Lega Lombarda, il papa si dimostrò particolarmente intransigente nei confronti dell’imperatore. Queste vicende ci aiutano a comprendere meglio i documenti esposti legati alla personalità del pontefice, come il codice Historia Orientalis (inizio XIII secolo): l’opera risale a Giacomo di Vitry, creato Cardinale di Frascati nel 1229 proprio da Gregorio IX. Tra le pergamene si propongono ancora alcune significative testimonianze provenienti della Biblioteca Diocesana: del Fondo San Lorenzo, la prima pergamena tratta della concessione di un terreno da parte dell’Ospedale di Sant’ Andrea mentre l’altra, del 1228, ci informa che papa Gregorio IX, presi sotto la sua protezione i fratelli penitenti, ha ingiunto alle autorità civili e religiose di cessare le persecuzioni e le vessazioni nei loro confronti. In mostra sono visibili anche i Decretali del Codice V, costituito da 262 fogli pergamenacei contenenti appunto i Decretales di Gregorio IX: un’importante silloge di diritto canonico emanata nel 1234. L’opera è datata al 1330 circa, ed è riconducibile ai libri legales bolognesi: il testo fu infatti donato al Capitolo della Cattedrale nel 1350 da parte di Martino de Bulgaro ed è ora custodito presso la Biblioteca Capitolare.
La potenza dell’Impero si affievolisce dopo le sconfitte di Federico Barbarossa a Legnano (1176) e, più tardi, di Manfredi a Benevento (1266) segnando così la fine del dominio politico imperiale su gran parte della Penisola. Enrico VII di Lussemburgo tenterà nel 1308 di restaurare il potere imperiale in Italia trovando, però, molte difficoltà con papa Clemente V e Roberto d’Angiò (re di Napoli 1309-1343). La sua incoronazione come imperatore del Sacro Romano Impero (titolo vacante dalla morte di Federico II) rimarrà quindi un fatto puramente simbolico. Nel 1313 Enrico morrà, infatti, senza aver compiuto l’unificazione territoriale da molti sperata e da molti altri ostacolata. Anche il clero versa in un periodo di crisi. Impero e Chiesa si vedono costretti, così, ad accogliere la crescente influenza degli Stati nazionali e l’inarrestabile avanzata della classe borghese, segno evidente della grande crisi del feudalesimo.
Papa Bonifacio VIII (pontificato 1294-1303) tenta la restaurazione del potere papale. Ma nel 1305 papa Clemente V (pontificato 1305-14) trasferisce ad Avignone la sede papale, che resterà per circa settant’ anni (la cattività avignonese, appunto) de facto sotto il controllo dei re di Francia. Nel 1378 prende corpo il noto Scisma d'Occidente, con papa Gregorio XI che torna ad insediare nuovamente a Roma la Sede Apostolica. L'Europa si divide così tra due pontefici fino al 1417, anno della fine del Grande Scisma. In questo periodo particolare, dal punto di vista religioso, culturale e politico, il papato perde il carisma dei secoli precedenti lasciando spazio all’aristocrazia ed alla nuova borghesia locale.
Legata proprio a quest’epoca è in mostra l’imponente (240 cm) pergamena proveniente dal Fondo Caresana della Biblioteca Diocesana Agnesiana; il documento è di grande interesse poiché descrive minuziosamente il patrimonio fondiario di un membro della piccola aristocrazia del contado vercellese del XIV secolo. Sappiamo infatti che la famiglia dei de Dionixiis si affermò, a partire dalla seconda metà del XIII secolo, grazie al rapporto di dipendenza instaurato con i Canonici della Cattedrale di Vercelli, proprietari di vasti beni fondiari nell’area di Caresana. Sempre proveniente dal Fondo pergamene della Agnesiana, si espone poi un interessante documento datato 1318: esso descrive in modo chiaro la prassi seguita all’interno del monastero benedettino di Muleggio allorché si rendeva necessario adottare provvedimenti rilevanti per la vita della comunità. Il nuovo abate aveva consentito l’ingresso nel monastero ad un certo numero di giovani monaci, presumibilmente di rango aristocratico. Ciò aveva comportato una certa ingerenza delle famiglie di provenienza nella vita del monastero, nonché pressanti richieste da parte di altre nobili famiglie affinché anche i loro rampolli fossero accolti nell’ente.
La sentenza arbitrale (1384) di alcuni cittadini di Vercelli nella questione insorta tra Giorgio Avogadro di Collobiano e Antonio del fu Francesco Avogadro di Collobiano circa l’uso dell’acqua di una roggia destinata ad alimentare il mulino posseduto dagli Avogadro (nei pressi del castello di Collobiano), ci informa su come una lite in una famiglia aristocratica come gli Avogadro potesse essere risolta in modo esemplare. E possiamo sapere anche come potesse essere affrontata una causa per debiti menzionata nelle pergamene di un’altra famiglia aristocratica locale, gli Alciati, datata 1305, attraverso un atto di esecuzione sui beni di Guidetto e Ardizzone in favore di Bertolino Alciati del fu Guglielmo.
E’ il periodo in cui la medicina incontra nuove sfide e, anche a seguito delle pestilenze in corso, l’Ospedale diventa un riferimento importante per la Città: le due pergamene dell’Archivio di Stato esposte confermano l’origine e il vigore della missione medica. Il Medicinalis pandecta, scritto da Matteo Silvatico, medico salernitano che coltivava le piante medicinali, è un ottimo esempio di attenzione verso l’argomento. L’opera, terminata intorno al 1332 e dedicata a Roberto d’Angiò, re di Napoli, intende fornire la corretta denominazione dei “semplici” (i princìpi attivi) di origine vegetale, minerale ed animale. Il manoscritto vercellese in esposizione è, invece, un raro esemplare dei diciotto finora individuati e uno dei nove del sec. XV. Tra i documenti del Comune in esposizione è presente una serie di quaderni fascicolati chiusi. Tra questi, il quaderno quarto si interrompe con un atto del 20 luglio 1361, non completato: vi si riporta un’invocazione religioso-scaramantica contro la “morte subitanea”. Questo indizio, unitamente alla mancanza di atti posteriori al 1361, potrebbe suggerire che la parabola professionale e umana del notaio si sia conclusa durante l’epidemia di peste che colpì, proprio in quell’anno, la città di Vercelli.
La mostra vuole concludersi con una rielaborazione dell’inizio del percorso. L’attenzione ai documenti non può farci dimenticare la produzione artistica che, molto fiorente all’epoca, in diversi casi ha lasciato una grande eredità che è giunta fino ai giorni nostri restando visibile, come un miracolo, al pubblico dei fedeli e di chiunque voglia godere della bellezza del passato. Alla committenza del Vescovo Leone si deve anche la realizzazione del grande Crocifisso monumentale custodito in Cattedrale: l’opera si confronta, per tipologia ed esecuzione, con il Crocifisso pavese commissionato nel X secolo dalla Badessa Raingarda ed oggi custodito nella Basilica di San Michele, a Pavia. Di poco posteriori per stile ed epoca (XI secolo) sono altri due noti Crocifissi: quello custodito nella Cattedrale di Sant’Evasio a Casale Monferrato e quello di Ariberto, ora esposto nel Museo del Duomo di Milano. La mostra quindi vuole confermare e confrontare, attraverso alcune immagini delle quattro opere, la magnificenza dell’oreficeria del tempo unita all’esaltazione del Cristo sulla croce. Concretezza simbolica che raggiunge l’enfasi del momento storico nella copia del diploma imperiale del 999 e nel quarto volume dei Biscioni. Alessandro Barbero ci descrive quindi il Crocifisso della Cattedrale.
Anche il Concilio di Vercelli, svoltosi nel 1050, lasciò un segno memorabile nella storia ecclesiastica locale e internazionale per la significativa presenza entro le mura di influenti personalità del tempo. Il Concilio, che comportò lo svolgimento delle sessioni lavorative in città, anche se non espressamente trattato (come molti altri argomenti, per ragioni di tempo e quantità di risorse) non può non essere considerato un momento essenziale della grande controversia eucaristica tra Berengario di Tours e Lanfranco di Bec. Il luogo in cui (forse) maggiormente si svolsero le sessioni conciliari, l’antica Basilica di Santa Maria Maggiore, la “Basilica maior” di origine costantiniana dove i vescovi, con grande solennità, prendevano possesso della seduta principale, è oggi scomparso. Ma la Cattedrale, simbolo della viva e sempiterna cristianità locale, si erge forte nella memoria di Sant’Eusebio.
Daniele De Luca
The Secrets of Medieval Vercelli
The exhibition was prompted by the unique presentation of Professor Alessandro Barbero eminent Medieval historian and lecturer at the University of Piemonte Orientale. These presentations were aimed at showing the extraordinary importance of Vercelli in the Middle Ages through the excellent artistic works and trustworthy documents in the exhibition.
The meticulous descriptions lead the visitors through an exhibition itinerary of parchments and codes which are kept in the Archive and the Library of the city, the Archivio Storico Diocesiano, the Biblioteca Diocesana Agnesiana, the Fondazione Museo del Tesoro del Duomo, il Museo Leone and the Archivio di Stato. Some of them have never been published, others have already been appreciated in exhibitions held in different parts of the world. The exhibition intends to show concisely the way of writing and thinking in medieval times, especially from an ecclesiastical point of view. This is done not only through the well-known documents and codes, but also through depositions seemingly more inferior but in reality no less important.
The exhibition focuses on the period between the IX and XIV centuries which was particularly intense and florid for Vercelli. By following the vicissitudes of the Diocese, the Municipality, the University and the Aristocratic families, it is possible to detect the organisation of power, the humdrum of daily life, the political and religious ideologies and the development of culture. Great architectural works are built in Vercelli. Apart from the many churches which can be found in the city centre, the most important were the Abbey of St. Andrew (1219 - 1227) and the Cathedral. It also includes the great treasures kept in the libraries and the archives of the city. All of these tell us about the important people, the events, the situations, the necessities and the difficulties of the time. Of particular importance in pre-medieval Vercelli was St. Eusebio ( IV century) who through his preaching in the territory now known as Piedmont, succeeded in making the Diocese the most important in the area.
The documents exhibited focus on the relationship of the archives and the libraries, with the complex society we live in. A stupendous etching of the eighteenth century of Vercelli with its towers highlights its great power, its political, ecclesiastic and commercial activities at the time.
Particular attention is given to the Ottonian dynasty : the Emperors of the Sacred Roman Empire originating from Saxony who ruled from the end of the X century to the beginning of the XI century.. This German family, governing all the west, influenced in a significant way the Church through the "Privilegium Othonis" and the political culture in the areas of Milan, Padua and Vercelli. Among the most important is Bishop Leone of Vercelli, disciple of Ottone III. He was born in Hildesheim and was made Bishop of Vercelli around 998/999 by the Emperor himself. He led an intense political activity supporting Henry II and Conrad II, playing a strategic part similar to a liaison officer between the Pope and the Emperor. From some Imperial diplomas,it is possible to see his work in obtaining concessions from Ottone III in favour of the Church of Vercelli.
In the X century the Code CLXV reached Vercelli. It is a collection of early medieval ecclesiastical laws dating from the second quarter of the IX century connected to a citation ,dated 951, by Ottone I. Of the same period, a diploma containing a donation by Bishop Attone (bishopric 924-960) to the Canons of St. Mary and St. Eusebio of Vercelli is exhibited. Included in this time frame of the exhibition is the well-known Vercelli Book, kept in the Museo del Tesoro del Duomo : a handwritten parchment drawn up in a "scriptorium" in the south-east of England, dating from the end of the X century. It contains twenty-three homilies and six poems. It is the only one of four similar documents found outside England and of the twenty-three homilies, eleven can only be found in the Vercelli Book. It probably arrived in Vercelli between the end of the X century and the beginning of the XI century. The Diploma dated 1030, instead, shows Corrado II confirming all the rights and properties to the Chuch of Vercelli.
With the end of the great invasions,the territory and the cities became more stable and culture gained ground : the first University was founded in Bologna in 1088. For many areas in north and central Italy the feudal system was slowly disappearing and on becoming independent from the Emperor, many cities became "Liberi Comuni" (free municipalities). In The XII century , Frederick Barbarossa who had been crowned Emperor of the Sacred Roman Empire in 1152 tried to restore the old system against the freedom of the municipalities. He was defeated in the Battle of Legnano in 1176 by the newly formed Lega Lombarda.
A peace treaty, the Pace di Costanza, was signed in 1183 between the Emperor and the representatives of the Allied Municipalities. Vercelli took part in this important event as well, as can be seen from a copy of that famous Peace Treaty the characteristics of which have been summarised by Alessandro Barbero. In the XII century (1170) there was also a fundamental agreement between Vercelli and Monferrato. Parchment "1" from St. Andrew's Foundation shows how, through the donation of the church of St. Mary di Planca, the Hospital of Vercelli had already been entrusted to the Canons of the Order of Mortara. Towards the end of the XII century, under Bishop Albert (1185-1205), many important manuscripts were produced for the use of the clerics and the Scuola Eusebiana which had been recently founded by the Bishop. Many other important documents are exhibited : the sublime "Evangelistario Festivo" (1185-1191) which is kept in the Biblioteca Capitolare, also known as Code C, made by the Eusebian Scriptorium and made up of 53 richly miniated pages, the Diploma between Bishop Albert and Henry VI (1191) which confirms the agreements previously signed by Corrado III and Frederick I. These and other Imperial documents ( in 1220 and 1238) which are not exhibited establish the political course of actions of the Church. The Biblioteca diocesana has about 400 parchments dating from the XII century showing the activities of the Church and the most important families in the city including sales and wills.
In the XIII century, despite the rivalities between the Guelphs and the Ghibellines , in the cultural world the idea of a "nation" independent of German interference but with a Roman spirit, started taking roots. During the second half of the XIII century, in many of the municipalities in the centre-north of Italy , a new form of government introduced - le Signorie- meant that new power was given to important families, frequently a lifelong position and with a position in the administration of the law. These new factors brought about stronger and more stable administration of the cities. The Emperor validates these new "signorie" conferring the ducal title on the families. The first part of the XIII century in Vercelli is very florid thanks to the international political and ecclesiastichal power of Cardinal Guala Bichieri. Following his legation in France and in England, big constructions are set in motion : The Abbey of St: Andrew and the old Hospital of Vercelli (known today as Dugentesco). The exhibition also shows important documents relating to the essential roles of Guala and of Thomas Gallo, first Abbot of St. Andrew's. The municipality, instead, was dedicated to civilian activities. The "Biscioni" ( reproductions of the XIV century) three volumes exhibited in ARCA, contain a written testimony of the presence of a University in Vercelli between the XIII and XIV centuries. In particular there is a pact signed in Padua in 1228 between the representatives of the City of Vercelli and those of the University of Padova ( Carta Studii). The document speaks about the regulations about welcoming the students, the choice and the salaries of the lecturers, guarantees peace and justice and activities to make known the School in Italy.
The miniated manuscripts connected to the Parisian School and to the activities of Guala and referring to the same period, which are kept by the Biblioteca Diocesana Agnesiana and the Fondazione Museo del Tesoro are exhibited. The Parisian School is the main characteristic of the Code attributable to the Abbot Thomas Gallo (XIII century) which is paired with an extremely rare parchment (1536) known as "Dionigi" which has never been exhibited. It contains some publications of the Abbot about Dionigi, the pseudo Areopagita. There are other manuscripts which have never been exhibited : the Psaltery (1230-1235 circa) rich with precious miniatures, the code "De Proprietatibus Rerum" containing the works by Bartholomew of Glanville an English franciscan friar of the XIII century, an important hiemal Breviary (XIII century, CLXX) produced in a "scriptorium" in northern France which was brought to Vercelli by James de Carnario when he was a Bishop there ( 1236-1241).
Pope Gregory IX (pontificate 1227-1241) is decisive to help us understand the tensions growing with Frederick II and the Empire. Following the excommunications in 1227 ( with the result of the Crusade), the Pope was particularly intransigent with the Emperor in 1239 when Frederick II retook power of the rebellious cities of the Northern League. These events help us to better understand the documents relating to the personality of the Pope : the code "Historia Orientalis" ( beginning of XIII century) written by James from Vitry who was made Cardinal of Frascati in 1229 precisely by Gregory IX.
A parchment also shows that the Pope took under his protection the Order of the Brothers Penitent ordering civil and religious authorities to stop harassing them. The "Decretali of Code V" consists of 262 parchment pages containing the "Decretales" by Gregory IX dealing with canonical law dated 1334.
The power of the Empire diminished after the defeat of Frederick Barbarossa in Legnano (1176) . Henry II of Luxembourg in 1308 tried to restore the Imperial power in Italy. However, he faced a lot of obstacles from Pope Clement V and from Robert of Anjou (King of Naples 1309-1343). His coronation as Emperor was a purely symbolic one and when he died in 1313 he had not succeeded in the unification hoped for by many, but obstructed by many others. In this period, both the Empire and the Church faced a lot of obstacles as the influence of the States increased and the inexorable advance of the middle class amid the crisis of feudalism.
Pope Bonifacio VIII ( pontificate 1294-1303) tries to restore the Papal power. But in 1305 Pope Clement V (pontificate 1305-1314) transferred the Holy See to Avignon which remained there for about seventy years practically under the control of the King of France. In 1378 Pope Gregory XI transferred the Holy See back to Rome thus giving rise to the famous Western Schism.
In this period ,which lasted until 1417,Europe was divided between two Popes with the result that the papacy lost most of its charisma of the previous centuries.
Dating from this period is the impressive (240cm) parchment from the Fondo Caresana of the Biblioteca Diocesana Agnesiana. This document is of great interest because it describes minutely the land assets of a member belonging to the small aristocracy in the county of Vercelli in the XIV century. It is well-known that the family "de Dionixiis" established themselves in the second half of the XIII century thanks to the relationship they built with the Canons of the Cathedral of Vercelli who owned a vast amount of property assets in the area of Caresana. Another interesting document dated 1318 describes clearly the rules regulating life in the Benedictine monastery of Muleggio. The new Abbot had allowed a certain number of young aristocrats to join the monastery thus creating conflict from those already living there. Moreover other noble families were insisting that their offspring, too, be accepted.
Two other documents show how the law was applied. The arbitrary decision in 1384 settling the dispute between Giorgio Avogadro from Collobiano and Antonio, son of the late Francis Avogadro about the use of the water from a ditch intended for the functioning of a mill, shows how problems can be solved in a reasonable way. The other one instead shows how another aristocratic family, the Alciati, settled a question of debt by a judicial writ on the assets of Guidetto and Ardizzone in favour of Bertolino Alciati.
It was a period when doctors had to face new challenges especially following the plague which was raging at the time. The Hospital became an important landmark for the City of Vercelli. The parchments from the State Archive include the whole Liber Pandectarum Medicinae, also known as Medicinalis Pandecta, written by Matthew Silvatico, a doctor from the Salerno area who lived between 1280 and 1342 owner of a garden where he cultivated medical herbs.This work, which was finished about 1332 and which was dedicated to Robert of Anjou, King of Naples from 1309 to 1343, was intended to provide the correct terms of the "Simple" ( today we call them active ingredients) of plant, mineral or animal origin. Each of the roughly 650 terms in alphabetical order, is indicated with its Arab, Greek and Latin name. These are followed by a precise morphological description, its healing property and other observations, either personal or deduced by other writers. The Vercelli manuscript is one of the 18 copies identified up to now and one of the 9 dating from the XV century. Some exercise-books are also exhibited and in the fourth one, interrupted on the 20th of July 1361 there is the protocol of the notary John Passardo which contains a religious- superstitious plea against the "instant death". presumably written in the course of the great plague which hit the city of Vercelli in 1361. Since there is nothing more written after 1361 it is possible that the notary himself succumbed to the Plague.
The exhibition finishes with a reference to the start. The production of art works was very florid at that time and some of it has survived to our day making it possible for us to admire and appreciate it. On commission of the Bishop Leone was the big Crucifix still found in the Cathedral : it is similar to the Crucifix in the Basilica of St. Michael in Pavia which had been commissioned in the X century by the Abbess Raingarda. There are two other well-known crucifixes made in the XI century one can be found in Casale Monferrato and the other in Milano. Through some images, the exhibition tries to compare the four operas comparing the magnificent goldsmithing at the time.
The Council of Vercelli held in 1050 left a memorable impact on the eccleiastical history both locally and internationally. The place where possibly most of the sessions were held, was the old Basilica of Santa Maria Maggiore, the "basilica maior" originating from the time of Constantine. This place where the Bishops took part in this solemn occasion is now no more. Instead the Cathedral, a living symbol of the local christianity, rises high in memory of St. Eusebio.
Daniele De Luca
Traduzioni in lingua inglese: Susanna Cova
Les secrets de Vercelli au Moyen-Age
L’exposition a été inspiré par les présentations incomparables du Professeur Alessandro Barbero, éminent historien du Moyen-Age et Professeur à l’Université du Piémont Oriental. Ces présentations ont le but de montrer l’importance extraordinaire de Vercelli au Moyen-Age grâce à de précieuses œuvres artistiques et de documents fiables.
Les descriptions méticuleuses conduisent les visiteurs à travers un parcours d’exposition de parchemins et codes qui sont conservés à l’Archive et la Bibliothèque de la ville, à l’Archivio Storico Diocesiano et à la Biblioteca Diocesana Agnesiana, à la Fondazione Museo del Tesoro del Duomo, au Museo Leone et à l’Archivio di Stato. Certains sont inédits, d’autres ont déjà été appréciés lors d’expositions organisées en diverses parties du monde. L’exposition a le but de montrer succinctement la manière d’écrire et de penser au Moyen-Age, avec une attention particulière au point de vue ecclésiastique. Cet objectif est atteint non seulement grâce à des documents et codes très connus, mais aussi grâce à des témoignages en apparence plus modestes, mais pas pour autant moins importante.
L’exposition prend en considération la période entre le IX et le XIV siècles, qui fut particulièrement intense et florissant pour Vercelli. En suivant les vicissitudes du Diocèse, de la Municipalité, de l’Université et des familles aristocratiques, il est possible de comprendre l’organisation du pouvoir, la routine de la vie quotidienne, les idéologies politiques et religieuses et le développement de la culture. De grandes œuvres architecturales sont construites à Vercelli. Au-delà des nombreuses églises du centre de la ville, les plus importantes étaient l’Abbaye de Saint-André (1219-1227) et la Cathédrale. L’exposition présente aussi les grands trésors conservés dans les bibliothèques et les archives de la ville. Ces documents nous parlent des personnages importants, des événements, des situations, des besoins et des difficultés de l’époque. Une grande importance dans la Vercelli pré-médiévale est revêtue par Saint Eusèbe (IV siècle), qui réussit, grâce à ses prédications sur le territoire aujourd’hui connu comme le Piémont, à rendre le Diocèse de Vercelli le plus important du territoire. Les documents présentés se concentrent sur les relations des archives et des bibliothèques avec la société complexe dans laquelle nous vivons. Une merveilleuse gravure du XVIII siècle de Vercelli avec ses tours témoigne de son grand pouvoir, de ses activités politiques, ecclésiastiques et commerciales à l’époque.
Une attention spéciale est portée à la dynastie Ottonienne : les Empereurs du Saint-Empire Romain originaires de la Saxe et qui ont régné de la fin du X siècle au début du XI siècle… Cette famille allemande, qui a gouverné sur tout l’occident, a influencé significativement l’Eglise grâce au “Privilegium Othonis” et la culture politique dans les territoires de Milan, Pavia et Vercelli. Parmi les personnages les plus importants il y a l’évêque Leone de Vercelli, disciple d’Otton III. Né à Hildesheim il fut nommé évêque de Vercelli autour de 998/999 par l’Empereur en personne. Il conduisit une activité politique intense en soutien à Henry II et Conrad II, en jouant un rôle stratégique comparable à celui d’un intermédiaire entre le Pape et l’Empereur. Il est possible de voir son travail dans l’obtention de concessions de la part d’Otton III au profit de l’Eglise de Vercelli grâce à des Diplômes Impériaux.
Le Code CLXV est arrivé à Vercelli au X siècle. Il s’agit d’une collection de lois ecclésiastiques du premier Moyen Age datant du deuxième quart du IX siècle et liées à une citation, de 951, par Otton I. De la même période, un diplôme, décrivant une donation par l’évêque Attone (épiscopat 924-960) aux Chanoines de Sainte Marie et Saint Eusèbe de Vercelli, est exposé. De cette période également est le très connu Vercelli Book, conservé au Museo del Tesoro del Duomo: un parchemin manuscrit rédigé dans un Scriptorium du sud-est de l’Angleterre, datant de la fin du X siècle. Il contient vingt-trois homélies, parmi lesquelles onze sont présentes uniquement dans le Vercelli Book. Il est probablement arrivé à Vercelli entre la fin du X siècle et le début du XI siècle. Le Diplôme daté de 1030, en revanche, montre la confirmation par Conrad II de tous les droits et propriétés de l’Eglise de Vercelli.
Avec la fin des grandes invasions, le territoire et les villes devinrent plus stables et la culture en tira profit : la première Université fut fondée à Bologne en 1088. Pour plusieurs villages du nord et du centre d’Italie le système féodal était en train de disparaître et en devenant indépendantes de l’Empereur, plusieurs villes devinrent “Liberi Comuni” (municipalités libres). Au XII siècle, Frédéric Barberousse qui avait été couronné Empereur du Saint-Romain Empire en 1152 essaya de restaurer l’ancien système contre la liberté des municipalités. Il fut vaincu lors de la Bataille de Legnano en 1176 par la Ligue Lombarde nouvellement formée.
Un traité de paix, la Paix de Constance, fut signé en 1183 entre l’Empereur et les représentants des Municipalités Alliées. Vercelli aussi participa à cet événement important, comme le témoigne une copie de ce célèbre Traité dont les caractéristiques ont été résumées par Alessandro Barbero. Le XII siècle (1170) vit aussi un autre accord fondamental entre Vercelli et le Montferrat. Le parchemin “1” de la Fondation Saint-André montre comment, grâce à la donation de l’église de Sainte Marie de Planca, l’Hôpital de Vercelli avait déjà été confié aux Chanoines de l’Ordre de Mortara. Vers la fin du XII siècle, sous l’évêque Albert (1185-1205), plusieurs manuscrits importants furent produits pour l’usage des ecclésiastiques et de la Scuola Eusebiana de récente fondation par l’archevêque. Plusieurs autres documents importants sont montrés : le sublime Evangeliaire féstif (1185-1191) qui est conservé dans la Biblioteca Capitolare, connu également comme Code C, rédigé par le Scriptorium Eusébien et composé de 53 papiers richement enluminés, ou le Diplôme entre l’évêque Albert et Henry II (1191) qui confirme les accords signés précédemment entre Conrad III et Frédéric I. Ces documents et d’autres documents impériaux (en 1220 et 1238) qui ne sont pas présents dans l’exposition établissent les lignes politiques des actions de l’Eglise. La Biblioteca Diocesiana possède environ 400 parchemins datant du XII siècle qui montrent les activités de l’Eglise et des familles plus importantes de la ville, y compris des ventes et des testaments.
Au XIII siècle, en dépit des rivalités entre les Guelfes et les Gibelins, une première ébauche d’idée de “nation” indépendante de toute interférence allemande mais avec un esprit romain, commence à prendre racine dans le monde culturel. Pendant la deuxième moitié du XIII siècle, dans plusieurs municipalités du centre-nord d’Italie, une nouvelle forme de gouvernement – les Signorie – signifia qu’un nouveau pouvoir était donné aux familles importantes, souvent avec des rôles à vie et avec une position dans l’administration de la loi. Ces facteurs nouveaux amenèrent une administration plus forte et plus stable des municipalités. L’Empereur valide ces nouvelles “signorie” en conférant le titre ducal aux familles. La première partie du XIII siècle à Vercelli est très florissante grâce au pouvoir politique et ecclésiastique international du Cardinal Guala Bicchieri. A l’issue de ses légations en France et en Angleterre, de grandes constructions sont mises en œuvre : l’Abbaye de Saint-André et l’ancien Hôpital de Vercelli (aujourd’hui connu comme Dugentesco). L’exposition montre aussi d’importants documents liés aux rôles essentiels de Guala et de Thomas Gallo, premier abbé de Saint-André. La municipalité, au contraire, se consacrait aux activités civiles. Les “Biscioni” (reproductions du XIV siècle), trois volumes présents in ARCA, contiennent un témoignage écrit de la présence d’une Université à Vercelli entre le XIII et le XIV siècle. En particulier référence est faite à un pacte signé à Padova en 1228 entre les représentants de la Ville de Vercelli et ceux de l’Université de Padova (Carta Studii). Le document traite des règles pour accueillir les étudiants, le choix et les salaires des professeurs, des garanties de paix et justice et des activités pour faire connaître l’Ecole en Italie.
De la même période, sont exposés les manuscrits enluminés liés à l’Ecole Parisienne et aux activités de Guala, qui sont conservés par la Biblioteca Diocesiana Agnesiana et la Fondazione Museo del Tesoro. L’Ecole Parisienne est la caractéristique principale du Code attribuable à l’Abbé Thomas Gallo (XIII siècle), qui est associé à un parchemin extrêmement rare (1536) connu comme “Dionigi” qui n’a jamais été exposé. Il contient des écrits de l’Abbé à propos de Denys, le pseudo Aréopagite. Il y a d’autres manuscrits qui n’ont jamais été exposés : le Psautier (1230-1235 environ) riche de précieuses miniatures, le code “De Proprietatibus Rerum” avec les travaux de Bartholomew de Glanville, un moine franciscain anglais du XIII siècle, un Bréviaire hivernal important (XIII siècle, CLXX) rédigé dans un “scriptorium” de la France du nord et qui fu amené à Vercelli par Jacques de Carnario quand il était évêque de la Ville (1236 - 1241).
Le Pape Grégoire IX (pontificat 1227-1241) est décisif pour nous faire comprendre les tensions impliquant Frédéric II et l’Empire. À la suite des excommunications en 1227 (avec le début de la Croisade), le Pape se montra particulièrement intransigeant avec l’Empereur en 1239 quand Frédéric II reprit le pouvoir sur les municipalités rebelles de la Ligue du Nord. Ces événements nous aident à mieux comprendre les documents concernant la personnalité du Pape : le code “Historia Orientalis” (début du XIII siècle) écrit par Jacques de Vitry qui fut nommé Cardinal de Frascati en 1229 par Grégoire IX en personne. Un parchemin montre aussi que le Pape prit sous sa protection l’Ordre des Frères Pénitents en ordonnant aux autorités civile et religieuses d’arrêter de les harceler. Les “Decretali du code V” consistent en 262 pages en parchemin contenant les “Decretales” par Grégoire IX traitant de la loi canonique et datée de 1334. Le pouvoir de l’Empire diminua après la défaite de Frédéric Barberousse à Legnano (1176). Henry II de Luxembourg essaya de restaurer le pouvoir Impérial en Italie en 1308. Toutefois, il dut faire face à beaucoup d’obstacles de la part du Pape Clément V et de Robert d’Anjou (roi de Naples 1309 – 1343). Son couronnement en tant qu’Empereur était purement symbolique et quand il mourut en 1313 il n’avait pas réussi l’unification espérée par beaucoup, mais obstruée par tant d’autres. A cette période, l’Empire et l’Eglise faisaient face à beaucoup d’obstacles dus à l’influence grandissante des Etats et à l’avancée inexorable de la classe moyenne dans le cadre de la crise du féodalisme.
Le Pape Boniface VIII (pontificat 1294-1303) essaye de restaurer le pouvoir Papal. Mais en 1305 le Pape Clément V (pontificat 1305-1314) transféra à Avignon le Saint Siège qui y resta pendant soixante-dix ans environ pratiquement sous le contrôle du Roi de France. En 1378 le Pape Grégoire XI retransféra le Saint Siège à Rome, donnant ainsi naissance au célèbre Schisme d’Occident.
A cette période, qui alla jusqu’en 1417, l’Europe était divisée entre deux Papes avec le résultat que la papauté perdit la plupart de son charisme des siècles précédents.
De cette période est l’impressionnant parchemin (240 cm) du Fondo Caresana de la Biblioteca Diocesana Agnesiana. Ce document revêt un grand intérêt car il décrit minutieusement les terrains de propriété d’un membre de la petite aristocratie du comté de Vercelli au XIV siècle. Il est bien connu que la famille “de Dionixiis” s’établit pendant la deuxième moitié du XIII siècle grâce aux relations qu’ils construisirent avec les Chanoines de la Cathédrale de Vercelli qui possédait un nombre important de territoires dans la zone de Caresana. Un autre document intéressant datant de 1318 décrit clairement les règles de gestion de la vie dans le monastère bénédictin de Muleggio. Le nouvel Abbé donna permission à un certain nombre de jeunes aristocrates de rejoindre le monastère ainsi ouvrant la porte à des ingérences de la part de leurs familles dans la vie du monastère. De plus, d’autres familles exigèrent que leurs enfants soient acceptés ¨également.
Deux autres documents montrent comme la loi était appliquée. La décision arbitraire de 1384 qui règle la dispute entre Georges Avogadro de Collobiano et Antonio du feu François Avogadro à propos de l’utilisation de l’eau d’une roggia destinée au fonctionnement d’un moulin montre comment les problèmes peuvent être résolus de façon raisonnable. L’autre montre, en revanche, comment une famille aristocratique, les Alciati, résolut une question de dette par un acte judiciaire sur les propriétés de Guidetto et Ardizzone au profit de Bertolino Alciati.
C’est une période pendant laquelle la médicine fait face à de nouveaux défis notamment à la suite des fléaux qui sévissaient à l’époque. L’hôpital devint un point de repère important de la Ville de Vercelli. Les parchemins de l’Archive d’Etat incluent le Liber Pandectarum Midicinae, aussi connu comme Medicinalis Pandecta, écrit par Mathieu Silvatico, un médecin de la zone de Salerno qui vécut entre 1280 et 1342, propriétaire d’un jardin où il cultivait des herbes médicinales. Cette œuvre, qu’il termina aux alentours de 1332 et qui était dédiée à Robert d’Anjou, Roi de Naples de 1309 à 1343, avait le but de donner les termes corrects des “simples” (aujourd’hui on les appelle les « ingrédients actifs ») d’origine végétale, minérale ou animale. Chacun des environ 650 lemmes en ordre alphabétique, est indiqué avec son nom arabe, grec et latin, suivis par une description morphologique précise, ses propriétés curatives et d’autres observations, personnelles ou déduites d’autres auteurs. Le manuscrit de Vercelli est une des 18 copies identifiées à ce jour et une des 9 datant du XV siècle. Des cahiers sont exposés aussi et le quatrième, interrompu le 20 juillet 1361, contient le protocole du notaire Jean Passando avec une invocation religieuse-superstitieuse contre la “mort soudaine”, écrite probablement pendant la grave épidémie de peste qui frappa la ville de Vercelli en 1361. Comme il n’y a plus rien d’écrit après 1361 il est possible que le notaire succombât lui-même à ce fléau.
L’exposition se termine avec une référence au début. La production d’œuvres d’art était très florissante à l’époque et certaines ont survécu jusqu’à nos jours nous permettant ainsi de les admirer et apprécier. La réalisation du grand Crucifix monumental conservé dans la Cathédrale est due à la commande de l’évêque Leone : l’œuvre peut être comparée, par typologie et exécution, avec le Crucifix de la Basilique de Saint Michel à Pavia commandé au X siècle par l’abbesse Raingarda. Il y a deux autres crucifix réalisés pendant le XI siècle qui peuvent être trouvés le premier à Casale Monferrato et le deuxième à Milan. A travers certaines images, l’exposition essaie de comparer les quatre œuvres et la magnifique orfèvrerie de l’époque.
Le Concile de Vercelli de 1050 laissa un impact mémorable sur l’histoire ecclésiastique locale et internationale. L’endroit où la plupart des sessions se déroulèrent, fut l’ancienne Basilique de Sainte Marie Majeure, la “basilica major” de l’époque de Constantin. Cet endroit où les évêques participèrent à cette occasion solennelle n’existe plus. A la place de la Cathédrale, symbole vivant de la chrétienté locale, s’érige forte dans la mémoire de Saint Eusèbe.
Daniele De Luca
Traduzioni in lingua francese: Chiara Ressico